Gianfranco Ravasi

IL BELLO DELLA BIBBIA

Tratto da Famiglia Cristiana
 

Melchisedek figura di Cristo

Melchisedek, re di Salem, offrì pane e vino: era sacerdote del Dio altissimo e benedisse Abram con queste parole: 
Sia benedetto Abram dal Dio altissimo, creatore del cielo e della terra e benedetto sia il Dio altissimo, che ti ha messo in mano i tuoi nemici». 
Così si legge in Genesi, 14,18-20, un brano che la liturgia cristiana propone nella solennità del Corpo e del Sangue del Signore. La ragione è evidente nel segno del pane e del vino, l’offerta che questo re cananeo della futura città di Gerusalemme, la capitale del re Davide, presenta al patriarca biblico Abramo.
Certo, come scriveva Paul Claudel nel suo dramma L’annunzio a Maria (1912), «interroga la vecchia terra ed essa ti risponderà col pane e col vino». Ma per il cristiano questi frutti della terra diventano segno di un mistero più alto, quello dell’eucaristia. 
È in questa luce che l’episodio di Melchisedek acquista una luce diversa nel suo senso originario. 
Per l’antico autore della Genesi l’offerta di pane e vino ad Abramo, che tornava da una spedizione militare e passava nel territorio del re di Salem, era un segno di ospitalità: 
si offrono, infatti, cibo e bevanda per le truppe affamate e per il loro capo Abramo, indicando accoglienza, sicurezza e permesso di transito.
Ma già la Lettera agli Ebrei andrà oltre e vedrà nel volto di Melchisedek il profilo del sacerdote perfetto Gesù Cristo (capitolo 7), come cantava padre Turoldo:
«Nessuno ha mai saputo di lui, / donde venisse, chi fosse suo padre; / questo soltanto sappiamo:
che era / il sacerdote del Dio altissimo. / Era figura di un altro, l’atteso, / il solo re che ci liberi e ci salvi: / un re che preghi per l’uomo e lo ami, / ma che vada a morire per gli altri; / uno che si offra nel pane e nel vino / al Dio altissimo in segno di grazie: / il pane e il vino di uomini liberi, / dietro Abramo da sempre in cammino».
È in questa linea che Melchisedek entra nel Canone eucaristico romano: 
«Tu che hai voluto accettare i doni di Abele il giusto, il sacrificio di Abramo, nostro padre nella fede, e l’oblazione pura e santa di
Melchisedek, tuo sommo sacerdote, volgi sulla nostra offerta il tuo sguardo sereno e benigno». 
È per questo che nei mosaici della basilica di Santa Maria Maggiore a Roma (V sec.) la scena di Melchisedek è staccata dalla sequenza logica del ciclo musivo e collocata vicino all’altare per sottolineare il legame con l’eucaristia. Sulla parete interna della facciata della cattedrale francese di Reims (XIII sec.) l’incontro tra Abramo e il re di Salem è rappresentato proprio come se fosse la comunione eucaristica, mentre Rubens nel ‘600 situerà la scena all’interno dell’arazzo che ha per tema Il trionfo dell’Eucaristia. 
Ormai il pane e il vino sono quelli deposti sulla tavola dell'ultima cena di Gesù e la spiegazione del loro valore è quella delle parole che Cristo pronunzia nella sinagoga di Cafarnao: 
«Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo... Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me io in lui» (Giovanni 6,51.56).