Gianfranco Ravasi

IL BELLO DELLA BIBBIA

Tratto da Famiglia Cristiana
 

La Regina di Saba

«Ogni tre anni la flotta di Salomone portava carichi d'oro e d'argento, d'avorio, di scimmie e di babbuini» (1Re 10,22). Immaginiamo la sorpresa dei cittadini di Gerusalemme e gli occhi sbarrati di stupore dei bambini di far fronte a queste e ad altre meraviglie che approdavano alla costa d'Israele. Un giorno, però, le vie della città si animarono in modo particolare: la regina di un remoto paese, Saba, un regno che occupava il sud-ovest dell'attuale penisola arabica, era in visita di Stato a corte del sovrano ebraico.
È il capitolo 10 del Primo Libro dei Re a narrare questo episodio, divenuto celebre nella storia dell'arte e della letteratura. Come non ricordare gli stupendi affreschi che Piero della Francesca tra il 1452 e il 1466 dipinse nella Cappella maggiore della chiesa di San Francesco ad Arezzo, ove elementi biblici e leggendari della vicenda della regina di Saba sono inseriti nel ciclo della Leggenda della croce, ispirata alla Leggenda aurea di Jacopo da Varagine? Gabriele D'Annunzio, chiamava questo grandioso ciclo pittorico «il giardino di Piero».
Alla base di questa rilettura in chiave cristiana della storia della visita 
della regina di Saba a Salomone c'erano indubbia
mente le parole di Gesù: «La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall'estremità della terra per ascoltare la parola di Salomone; ed ecco, ora qui c'è più di Salomone!» (Matteo 12,42). Fu così che essa divenne un simbolo cristiano al punto tale che lo scrittore francese Jean Grosjean nella sua opera La regina di Saba (1987) immaginerà che il cieco Bartimeo, prima di incontrare Gesù
che lo guarirà (Marco 10,46-52), sosterà davanti alla tomba della regina e dialogherà con lei sul mistero dello «spazio di luce che abbatte il muro delle tenebre».
È evidente che la donna sabea, che scopre la sapienza d'Israele e che pronunzia una sua professione di fede («Sia benedetto il Signore tuo Dio.... nel suo amore eterno per Israele, ti ha stabilito re perché tu eserciti il diritto e la giustizia» ( 1Re 10,9), diventa il simbolo della convertita. Agli occhi dell'antico ebreo essa supera i due limiti che l'allontanano dalla salvezza, l'essere donna e l'essere straniera. Agli occhi di Cristo diventa l'emblema della ricerca universale della verità e della luce. t per questo che l'iconografia cristiana ha spesso associato la regina di Saba alla visita dei Magi, che abbiamo evocato la scorsa settimana.
C'è, però, una stravaganza di cui dobbiamo render conto. Il famoso scrittore francese Gustave Flaubert inserirà nella sua opera La tentazione di Sant'Antonio, composta tra il 1847 e il 1849, proprio la regina di Saba facendone un fantasma erotico che tenta di sedurre il santo asceta. E su questa scia si muoverà il pittore Paul Cézanne (1839-1906) che farà della regina un simbolo della femminilità nuda e tentatrice in un dipinto intitolato appunto Tentazione di sant'Antonio, conservato al museo d'Orsay di Parigi.